Corriere.it: Imprimatur il libro proibito.
29 Set
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Corriere.it: Imprimatur il libro proibito.

«Imprimatur» il libro «proibito» di Sorti e Monaldi, i Ken Follett italiani, ora esce anche nel nostro Paese«Imprimatur» il libro «proibito» di Sorti e Monaldi, i Ken Follett italiani, ora esce anche nel nostro Paese.

A 13 anni dalla prima edizione il romanzo (il primo di una saga) viene ripubblicato in Italia da Baldini & Castoldi, permettendo di far conoscere due autori italiani che vendono milioni di copie all’estero, ma che da noi erano stati costretti alla clandestinità
Colpo di scena: c’è il lieto fine. Ricordate la vicenda di Francesco Sorti e Rita Monaldi i Ken Follett italiani, che vendono milioni di copie dei loro libri all’estero e che non hanno trovato per anni un editore in Italia dopo la rottura del contratto che avevano firmato con Mondadori per il loro primo libro? Ebbene dal 10 settembre il loro primo volume «Imprimatur» è nelle librerie italiane edito da Baldini & Castoldi. E fra poco più di un mese uscirà il secondo, «Secretum» e via via tutti gli altri che compongono la saga che vede protagonista l’abate Atto Melani, di cui (all’estero) sono usciti solo 5 romanzi sui 7 totali.

Storia degna di un romanzo
Niente di straordinario direte voi se la storia della pubblicazione di «Imprimatur» non fosse a sua volta degna di un romanzo. E a dire il vero un libro sulla vicenda è stato già scritto, l’ha fatto Simone Berni (Il caso Imprimatur Edizioni Biblohaus, 2008). Ma della vicenda legata al libro oltre al Corriere hanno parlato anche alcuni dei più prestigiosi quotidiani europei. Il peccato originale di Sorti e Monaldi è quello di essere oltre che fantasiosi romanzieri anche degli storici (non accademici) di grande valore. E di aver, prove alla mano, fatto alcune scoperte di grande importanza storiografica. Come spiegano loro stessi: «Ognuno dei libri che abbiamo fin qui pubblicato porta alla luce nuovi documenti storici che smentiscono tesi ufficiali della Storia. In appendice a ognuno di questi libri sta un apparato di annotazioni storiche, quasi un piccolo saggio, in cui illustriamo la nostra tesi (o ipotesi) storica e forniamo tutti i riferimenti d’archivio e bibliografici necessari affinché il lettore possa andare a controllare da solo le nostre affermazioni e si faccia, se desidera, una sua idea. In Imprimatur ambientato nel 1683, riferiamo della nostra scoperta, nei libri di conti di Benedetto Odescalchi, papa Innocenzo XI, fatto beato nel 1956, di finanziamenti al protestante Guglielmo III d’Orange, colui che cacciò i cattolici Stuart dall’Inghilterra». Una scoperta che avrà degli effetti, veri, anche ai giorni nostri. Ed è all’origine delle difficoltà avute dal libro prima e dagli autori poi ad essere pubblicati nel nostro Paese, nonostante negli anni abbiano avuto un successo straordinario all’estero con milioni di copie vendute e libri pubblicati in 26 lingue e 60 Paesi diversi.
Fine dell’esilio

Quest’anno il loro esilio letterario ha però avuto fine. «Siamo ancora increduli – spiega Francesco Sorti – non ci sembra vero avere tra le mani una copia stampata in italiano dopo tante in olandese tedesco, turco e perfino coreano». Ma a che cosa si deve la svolta? «Tutto merito di un ricambio generazionale ai vertici dell’editoria italiana – aggiunge Sorti – e soprattutto di Corrado Melluso, nuovo direttore letterario di Baldini & Castoldi che da ragazzo aveva letto «Imprimatur» e lo aveva amato. Ci ha scritto ci siamo visti e subito è nata la scintilla, abbiamo capito che i nostri libri con lui erano in buone mani». Baldini & Castoldi pubblicherà infatti tutti e 7 libri della saga che vede protagonista l’abate (realmente esistito) Atto Melani, come pure gli altri tre libri di una nuova serie di genere storico-satirico (I dubbi di salai – L’Uovo di Salai – La riforma di Salai). E chissà che l’Italia non possa stavolta vedere in uscita per prima le future opere dei due autori.
Sentenza latina
Intanto siamo in grado di anticipare i titoli dei due prossimi libri con protagonista Atto Melani. Si chiameranno «Unicum» e «Opus». I sette volumi comporranno una sentenza latina: « Imprimatur Secretum, Veritas Mysterium. Dissimulatio Unicum Opus». Come spiegano gli stessi Monaldi e Sorti: «La sentenza è concepita come un gioco barocco di specchi. La prima parte parla dell’inconoscibilità terrena della verità – ma si può dire anche “delle verità”, ossia al plurale -. Verità che restano inconoscibili anche se si dovessero svelare tutti i segreti del mondo. La traduzione della prima parte della sentenza latina infatti è: “Si pubblichi pure un segreto, la verità rimane un mistero”. La seconda parte invece può essere interpretata in modi diversi, anche contrastanti. Una traduzione ambigua è: “Unica impresa, la dissimulazione.” Essa può significare due cose: il primo significato è che, di fronte all’inconoscibilità terrena delle verità, l’unica reazione (del consorzio umano) è far finta di nulla, pubblicando quindi false verità assolute, come quelle scientifiche e razionali, e inducendo il mondo a crederci, a prenderle per buone, in modo che il mondo dimentichi che le verità assolute su questa Terra non è possibile possederle. Il secondo significato, invece, spiega i nostri intenti letterari ed è questo: l’unica opera utile, che vada davvero a vantaggio del consorzio umano, è spiegare l’inconoscibilità terrena delle verità dissimulandone la spiegazione nelle opere d’arte; nel nostro specifico caso di scrittori, nelle opere letterarie».

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1 Comments

    Simone

    13 Ottobre 2015 at 09:15

    Ho letto il libro e mi è piaciuto. Una lettura che consiglio, sia pure a tratti difficoltosa posto che gli autori esagerano spesso con una mole di informazioni che non si coniugano con lo svolgimento della trama. Informazioni che fanno riferimento ad un consistente apparato documentale che, peraltro viene proposto alla fine del volume.
    Devo dire che proprio grazie a questo sito ho intrapreso la lettura del libro, ovvero stimolato rispetto alla recrudescenza della censura vaticana.
    In realtà la lettura non è che mi abbia proprio convinto in ordine alla tesi sostenuta dagli autori. Vero che propongono elementi seri ma nelle pagine finali mi pare ignorino, forse volutamente, il panorama storico dell’epoca.
    Innocenzo XI sarebbe colpevole di aver favorito l’ascesa di Guglielmo d’Orange a scapito di Giacomo. Ovvero il papa si sarebbe schierato dalla parte protestante (anglicana) a scapito di un possibile ritorno dell’Inghilterra al cattolicesimo.
    Credo che per una visione più chiara alle informazioni fornite dagli autori vanno ricordate delle date e degli eventi che pongono dei dubbi rispetto all’ipotesi Storti/Monaldi.
    Intanto lo scisma era avvenuto ormai da circa 150 anni grazie ad Enrico VIII con l’Act of Supremacy. Successivamente Carlo I tacciato fra le altre cose di filo-papismo fu giustiziato. Lo stesso Carlo II, sia pure un monarca assoluto con simpatie cattoliche poco fece per riavvicinarsi a Roma. Giacomo (nato anglicano e convertitosi successivamente) fratello di Carlo avrebbe dovuto comunque fare i conti con le resistenze inglesi rispetto ad un ritorno al cattolicesimo che aveva prodotto tutele quali ad esempio il Test Act del 1673 con cui si imponeva a tutti l’obbligo di fedeltà alla Chiesa d’Inghilterra. Riguardo poi agli investimenti questi risultano sempre indiretti e credo non si possa escludere che gli intermediari della famiglia Odescalchi scegliessero investimenti possibili e redditizi a prescindere da vincoli etici.
    Il mio non è uno studio serrato ma reminiscenze liceali, insomma un piccolo divertissement di chi ringrazia gli autori del libro per avergli riportato alla memoria la passione per la storia.

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