Intervista a Sorti & Monaldi, coppia di scrittori autrice di Imprimatu

Francesco Sorti e Rita Monaldi (marito e moglie) sono una giovane coppia della letteratura italiana. Il loro primo romanzo, Imprimatur, un corposo volume che racconta alcune oscure e misteriose vicende nella Roma del XVII secolo. Un giallo storico pieno di intrighi che ha riscosso un vastissimo successo all’estero, tanto che motli editori olandesi e francesi si sono contesi i diritti di pubblicazione a suon di milioni.I due vivono a Vienna, tornano in Italia molto spesso, ma preferiscono respirare quell’aria mitteleuropea che, evidentemente, ispira meglio il loro lavoro. 

La vostra è un’opera complessa che sicuramente ha avuto bisogno di una grande documentazione storica. Quanto ci avete lavorato?
Dieci anni solo per le ricerche. Cinque per la stesura, di cui gli ultimi due praticamente a tempo pieno, notti comprese. Volevamo che nella storia tutto, fino ai più insignificanti particolari, fosse vero o almeno possibile. E allora abbiamo usato come ambientazione una locanda realmente esistita, personaggi storici che si conoscevano realmente tra loro ed erano stati ospiti della locanda. Per conoscere i pensieri dei personaggi abbiamo letto le loro lettere, per carpirne la psicologia abbiamo trovato i loro ritratti (o addirittura le loro caricature). Dai testamenti abbiamo ricavato che abiti indossavano, quali soprammobili avevano in casa, che libri leggevano, fino alla bianchera intima custodita nei loro cassetti. 

All’estero il romanzo è stato accolto con grandissimo favore. Certe recensioni in Olanda e in Francia sono entusiastiche. “Scintillante”, “un romanzo che brilla di luce antica”, tanto per citarne due. Secondo voi che cosa ha colpito così positivamente la critica?
Prima di tutto è stato scritto con amore e attenzione per la lingua e lo stile: il pubblico lo sente e lo vuole. In secondo luogo, invece di piegarsi sull’ombelico come tanta parte della letteratura italiana d’oggi, Imprimatur si confronta con temi impegnativi: le ingiustizie della storia, i grandi interrogativi irrisolti, la lezione che ne dobbiamo trarre. I lettori amano sentire, una volta chiuso il libro, di avere imparato qualcosa, seppure divertendosi. 

E in Italia il vostro lavoro come è stato accolto?
Benissimo dai lettori. Le 15 mila copie previste dal contratto per la prima edizione sono andate via in appena un mese. E questo nonostante il nostro editore, Mondadori, ci abbia trattati davvero maluccio: ha fatto uscire Imprimatur lo stesso giorno di altri due romanzi storici di autori esordienti. Poi, appena esaurita la prima edizione, ci sono state molte lentezze prima che il nostro tornasse negli scaffali delle librerie. Anche con la stampa l’editore non ci ha dato granché d’aiuto. Tutti gli articoli usciti sul nostro romanzo sono stati pubblicati in seguito a nostre segnalazioni, visto che per fortuna siamo giornalisti anche noi. Altrimenti il silenzio dei media sarebbe stato totale. 

La Chiesa forse non sarà stata molto contenta del vostro lavoro…
Questo si collega col discorso di prima. Nel Vaticano qualcuno si dev’essere molto innervosito perché il libro contiene tra l’altro una scoperta storica piuttosto imbarazzante per un Papa, Innocenzo XI, proclamato beato nel 1956 nonostante il suo noto antisemitismo. Abbiamo scoperto che fu lui a finanziare il golpe con cui il principe protestante Guglielmo d’Orange scacciò i cattolici Stuart dall’Inghilterra. In più è stato fatto beato da un altro Pontefice, Pio XII, accusato a sua volta di aver chiuso gli occhi sulla Shoah. La nostra scoperta ha dato così fastidio che si sono scatenate le vendette. 

E cioè?
All’inizio del libro prende la parola un prelato che nella finzione romanzesca, guidato da un nostro manoscritto, compirà la scoperta delle malefatte di papa Innocenzo XI. Questo prelato esiste nella realtà, anche se di Imprimatur e di papa Innocenzo XI non sapeva un bel niente finché a maggio non gli abbiamo regalato il libro: si chiama don Giorgio Marchiori ed è il sacerdote che ci ha sposato, come abbiamo raccontato – senza farne il nome – anche nel romanzo. Fino a pochi mesi fa don Giorgio aveva un incarico di grande prestigio: era il parroco di Castel Gandolfo. 

Cioè la località dove trascorrono le vacanze i Pontefici…
Esatto. Poco dopo la pubblicazione di Imprimatur, don Giorgio, a 70 anni suonati, è stato improvvisamente trasferito in Romania, paese in cui non aveva mai messo piede. Destinazione: Costantia, una piccola città sulle rive del Mar Nero, che sotto l’impero romano si chiamava Tomi. Un nome ben noto a chi, come gli uomini di Chiesa, ha studiato latino. Il poeta latino Ovidio venne sospettato dall’imperatore Cesare Augusto di conoscere troppi segreti del palazzo imperiale. E da Roma venne spedito proprio a Tomi. Dove, malgrado le sue continue suppliche, restò in esilio fino alla morte. Chi si è dato da fare per l’allontanamento di don Giorgio, ha scelto quindi una destinazione fortemente simbolica, per lanciare un messaggio chiaro: il suo esilio – proprio come quello di Ovidio – è dovuto a un “peccato letterario”. Ma ha preso un abbaglio. 

Insomma, pensate ad una vendetta trasversale…
Sul Giornale di Berlusconi uno storico cattolico ci ha aggrediti con parole di fuoco: “Non se ne può più di gente che vuol far chiedere perdono alla Chiesa!”, e via tuonando. Il supplemento culturale di un importante quotidiano nazionale aveva pronta una recensione di Imprimatur. Passa un mese, poi due, e il pezzo non esce. Il giornale olandese Het Parool riferisce della strana storia e allora zac!, il giorno dopo il pezzo viene pubblicato. Insomma, a causa di Imprimatur devono essere saltati i nervi a qualcuno. Pazienza. Non si può essere simpatici a tutti. È grave però che ci abbia rimesso don Giorgio, che del contenuto di Imprimatur non sapeva nulla, e che qualche mente particolarmente paranoica ha ritenuto il nostro ispiratore, mentre a fare scoperte negli archivi ci siamo andati noi. 

Dite che la Mondadori non ha promosso il libro come doveva. Se è così, però, sarebbe andata anche contro i propri interessi. Possibile?
Perfino Giorgio Bocca, che con la Mondadori ha venduto oltre un milione di copie, ha dovuto andarsene alla Feltrinelli, rivelando che i suoi libri non venivano più promossi. Gian Antonio Stella, anche lui autore di libri vendutissimi ma poco teneri con questo governo, a quanto abbiamo letto ha avuto problemi simili. Ed è passato con Rizzoli…. 

E allora?
Come direbbe un personaggio dei film di Nanni Moretti: “Compagni, il problema è politico!”. 

I prossimi romanzi?
Formeranno un ciclo con il primo. Si intitoleranno Secretum, Veritas e Mysterium. Con Imprimatur formano una frase latina che significa “si possono stampare tutti i segreti del mondo, ma la verità resta un mistero”. È la lezione che abbiamo appreso dalla nostra attività giornalistica. Il secondo, Secretum, uscirà prima all’estero: abbiamo già un accordo con uno dei nostri editori. Proseguirà a narrare le avventure di Atto Melani.

(Giancarlo Macaluso)

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